Scieri fu ucciso in caserma. Le condanne 24 anni dopo: “Muro di gomma infranto”

Scieri fu ucciso in caserma. Le condanne 24 anni dopo: “Muro di gomma infranto”



Alle 14 del 16 agosto del 1999 il corpo della recluta Emanuele Scieri, 27 anni, venne trovato ai piedi di una torre per l’asciugatura dei paracadute nella caserma Gamerra della Folgore di Pisa. Si parlò di imprudenza, si parlò di suicidio e i tentativi di chiarire cosa fosse successo sono tutti naufragati in un mare di silenzi omertosi, di “non ricordo” e “non so niente”, tanto che l’allora procuratore capo di Pisa, Enzo Iannelli, disse sconsolato: “Del resto esisto i delitti perfetti”.

La lotta per la verità

Ci sono voluti l’impegno e la tenacia della famiglia del militare di leva, che non ha mai smesso di pensare all’omicidio, di una parlamentare e di una procura intera per poter dire, dopo 24 anni, che quello non fu un delitto perfetto. Ma un drammatico episodio di nonnismo. Ieri la corte d’assiste di Pisa ha condannato per omicidio volontario in concorso due ex caporali della Folgore: Alessandro Panella, a 26 anni, e Luigi Zabara, a 18 anni. Entrambi interdetti dai pubblici uffici, dovranno pagare anche le spese processuali e risarcire i danni ai familiari del militare.

La sera della tragedia

Emanuele, già laureato in legge e quindi più grande delle altre reclute, arrivò il 13 agosto alla Gamerra. Quella sera stessa, dopo essere uscito a fumare una sigaretta prima di rientrare per mettersi a letto, scomparve. Il corpo venne trovato dopo ben due giorni e mezzo ai piedi della torre, sotto una serie di tavoli e altro materiale accatastato. Lì accanto c’era un luogo di ritrovo di alcuni “nonni” della caserma. È uno dei particolari venuti fuori dall’inchiesta di una commissione parlamentare guidata da Sofia Amoddio del Pd, originaria di Siracusa come gli Scieri. I tanti, nuovi elementi raccolti, nel 2017 hanno spinto la procura di Pisa, guidata da Alessandro Crini, a riaprire le indagini.

Secondo la procura, i due imputati, con il terzo commilitone Andrea Antico (assolto con rito abbreviato in primo grado, e in attesa dell’appello), la sera del 13 agosto hanno fatto spogliare e picchiato Scieri. Poi lo avrebbero obbligato a salire sulla torre e quando era a circa 25 metri avrebbero fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle dita con cui si aggrappava per costringerlo a mollare la presa. Quando è caduto, i caporali sono fuggiti. Tra l’altro, le perizie hanno parlato di una morte dopo ore di agonia. Se fosse stato soccorso subito, forse poteva essere salvato.

La famiglia: “Tanta sofferenza ma ora la verità”

“Mio fratello non ci sarà restituito ma ora c’è una verità, quella che noi abbiamo sempre voluto, sia io che i miei genitori”, è il commento di Francesco Scieri, fratello di Emanuele. La madre del militare, Isabella Guarino, ha aggiunto: “Abbiamo sofferto tantissimo sia per il dolore che abbiamo avuto sia per il muro di gomma che ci negava la verità e la giustizia. Ora non perdono chi non si è mai pentito di avere ucciso mio figlio. Mi illudevo che potessi trovare pietà invece chi ha ammazzato Emanuele non ne ha avuta”. L’ex procuratore capo di Pisa, Alessandro Crini, andato in pensione ad aprile poco dopo aver fatto la requisitoria del processo, ha detto: “Vedere la commozione del fratello alla lettura della sentenza ha dato un senso al nostro lavoro”. I legali dei condannati annunciano che leggeranno le motivazione della sentenza e che faranno ricorso. 



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[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-07-13 23:05:00 ,firenze.repubblica.it

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